La pasta fresca salentina è una tradizione che prende forma e viene portata avanti fino ai giorni nostri. Realizzarla è molto semplice, dato che bisogna utilizzare la farina di semola di grano duro, unita ad acqua e sale e senza l’aggiunta di uova.
Ecco cosa bisogna sapere su un piatto tipico pugliese che nasconde una storia davvero fuori dal comune.
Breve storia e realizzazione della pasta fresca salentina
La pasta fresca salentina nasconde una storia davvero unica. Le sue origini risalgono al Settecento, con la nascita dei primi pastifici pugliesi nei pressi dei mulini locali.
Fin dagli inizi, la realizzazione si basava su ingredienti genuini, dall’olio extravergine di oliva ai vini.
Grazie al Salento, la pasta fresca iniziò a essere considerata come un alimento aperto a un pubblico trasversale e non solo riservato ai ricchi. Contadini e pescatori si resero conto delle loro potenzialità grazie a materie prime molto semplici da reperire.
Fin dai tempi antichi, le massaie aggiungevano un pizzico di sale al primo composto con la farina, per poi aggiungere dell’acqua tiepida. Quindi, iniziavano a lavorare sul panetto con molta energia e a creare l’apposito impasto sul piano di lavoro.
Non necessitavano di alcuna impastatrice, ma eseguivano ogni passaggio tramite un duro lavoro manuale.
Nelle case salentine, una tradizione simile è ancora ben presente e radicata. La cultura è stata tramandata fino ai giorni nostri e viene mostrata alle generazioni future.
Si tratta di un’antica arte che le nonne comunicano ai loro nipotini, che già da piccolissimi contribuiscono a mescolare al meglio i vari ingredienti.
Realizzare la pasta fresca in casa non è solo un’esperienza manuale, ma richiede una certa dose di impegno e pazienza. Infatti, una volta impastato il panetto con la massima cura, deve essere lasciato all’interno dei vassoi spolverati di farina.
Al tempo stesso, la pasta fresca salentina è attualmente diffusa in numerosi formati, che hanno contribuito a renderla ancora più iconica e deliziosa.
I formati principali della pasta fresca salentina
La pasta fresca salentina può essere allestita in varie forme e dimensioni. Uno dei formati più noti e apprezzati coincide con le sagne ncannulate.
Si tratta di una sfoglia arrotolata su sé stessa, dalla forma molto caratteristica unita a una consistenza particolare. La tipologia risulta molto facile da condire, con pomodorini freschi, del semplice basilico e una forte grattugiata di ricotta.
Una vera prelibatezza, da provare il prima possibile.
Un’altra tipica pasta fresca locale è la Tria, un formato medio-lungo piuttosto simile alla tagliatella.
Viene spesso cucinata insieme ai ceci e può essere modellata a forma di spirale. In base a quanto tramandato dalle tradizioni, deve essere servita con una parte fritta e un’altra lessata insieme ai ceci.
Con pochi e semplici accorgimenti, è possibile dar vita a un piatto molto gustoso e originale, una poesia per i sensi. Non a caso, viene richiesta molto spesso all’interno delle trattorie, specie durante il periodo invernale.
Può essere cucinata anche in combinazione con i cavoli e fornisce un risultato finale molto cremoso.
Un altro formato tipico di pasta fresca salentina tipica è quello dei minchiareddhi. Sono noti anche come maccarrunni e sono estremamente conosciuti grazie alla loro forma affusolata e allungata.
Per ricavare una forma ottimale, è possibile utilizzare un fil di ferro squadrato. Spesso viene condita insieme al pesce, anche se tradizione vuole che si aggiunga solo del semplice sugo fresco di pomodoro.
Infine, se si pensa alla pasta fresca salentina, non si possono assolutamente dimenticare le iconiche orecchiette pugliesi.
Si contraddistinguono per la loro superficie rugosa e vantano una notevole diffusione non solo nel territorio leccese, ma in tutta la Puglia.
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