Il legame del Salento con il mondo cristiano è molto forte, nonostante in passato le continue invasioni dei turchi musulmani abbia cercato di metterlo a repentaglio: ci sono stati martiri che hanno scelto la morte piuttosto che rinunciare alla propria fede in Dio, come quelli di Otranto in occasione dell’invasione turca del 1480.
Non stupisce che il territorio salentino sia ricchissimo di luoghi di culto, tra cripte ipogee scavate nella pietra, chiesette rupestre e altre in stile romanico e soprattutto barocco, il quale caratterizza la maggior parte degli edifici salentini, siano essi religiosi o non.
Ci sono poi i santuari, quei luoghi che anche la devozione popolare ha contribuito ad accrescere in importanza e in Salento, dal nord al sud di questa splendida terra, ve ne sono molti, siti in borghi che anche grazie alla loro presenza sono diventati tappe imperdibili del turismo religioso.
Santuario di San Cosimo alla Macchia a Oria
Oria è la cittadina considerata la Porta del Salento ed è stata fondata dai cretesi nel lontano 1200 a.C.: il Castello Svevo è il simbolo indiscusso della cittadina, splendido gioiello di pietra che domina la cittadina sin dal 1233.
C’è però un altro motivo per il quale Oria è una meta molto amata ed è legato al Santuario di San Cosimo alla Macchia: basti solo pensare che è uno dei luoghi di culto più visitati della Puglia, al pari del Santuario di San Giovanni Rotondo.
Il Santuario si trova lontano dal centro abitato, in piena campagna ed è proprio da questo che deriva il suo nome “alla Macchia”: in origine era una piccola e sobria chiesetta costruita dalle mani dei monaci basiliani e solo con il passare degli anni si è sviluppata fino a diventare la grande struttura religiosa che è oggi, con un aspetto che è quello originario del IX secolo seppure via via modificata.
La facciata è infatti in stile neoclassico ed è sovrastata in cima dalla statua del Cristo Redentore.
Ciò che maggiormente colpisce all’interno del Santuario è senza dubbio il bellissimo baldacchino costruito in stile neo-gotico, impreziosito dalle statue in legno dei Santi Medici.
Uno dei riti più importanti legati al Santuario di San Cosimo alla Macchia è quello della Perdonanza e prevede il raggiungimento del luogo a piedi per ottenere una grazia.
Santuario di Montevergine a Palmariggi
La tradizione cristiana narra di un pastorello che, nell’anno 1595, pascolava il proprio piccolo gregge sul monte Giove: portava con sè un coltellino, che utilizzava per intagliare il legno mentre si riposava. Ad un tratto si accorse di averlo perso e, impanicato dalla probabile reazione del padre, si mise a cercarlo e all’improvviso una Signora avvolta da una luce accecante gli comparve davanti.
Gli porse il coltellino che il pastorello cercava, gli asciugò le lacrime e lo mandò a chiamare subito la cittadinanza e il parroco. Quando tutti accorsero sul luogo dell’apparizione, tra la vegetazione, scovarono un’antica cripta bizantina con all’interno l’immagine della Madonna in una ricca cornice barocca. Attorno a questa icona bizantina è stato costruito il Santuario in Monte Vergine, custodita nella cripta ipogea.
Il Santuario all’esterno ha un aspetto abbastanza sobrio, con un cornicione e due lesene in luminosa pietra leccese: entrando nel santuario si può ammirare anche una bella statua della Vergine Maria in carta pesta.
Santuario de Finibus Terrae di Santa Maria di Leuca
Santa Maria di Leuca si trova all’estremità del Salento, a sud, proprio dove la terra finisce e inizia il amre: non a caso i romani hanno battezzato anticamente il borgo come De Finibus Terrae.
In cima al promontorio di Punta Meliso sorgono il Faro di Leuca, la Cascata Monumentale che scende fino al porticciolo e soprattutto il Santuario de Finibus Terrae, costruito sul luogo dove in passato sorgeva un tempio dedicato alla dea pagana Minerva.
La leggenda barra che questo sito fu visitato dallo stesso San Pietro durante il suo peregrinare alla volta della città di Roma e la grande croce in pietra, che si erge maestosa a due passi dal sagrato, è lì a testimoniarlo.
Del tempio di Minerva resta un’ara custodita all’interno dello stesso Santuario, assieme ad altre opere di pregevole fattura come un organo costruito nel 1885 e soprattutto un dipinto di Jacopo della Palma il Giovane.
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